Lo scriviamo ormai da tempo: la critica situazione degli affitti in Spagna è ormai un fatto consolidato a livello nazionale e va considerata attentamente al momento di effettuare un trasferimento in questo Paese.
Ci siamo resi conto che sempre meno persone leggono e si informano adeguatamente prima di fare il grande passo.
Noi per primi siamo sempre pronti a dare informazioni sul nostro sito in merito alla situazione attuale, per aiutare chi deve prendere una decisione di trasferimento, ma al contempo ci siamo resi conto che sempre meno persone leggono attentamente quanto scriviamo e proponiamo sulle nostre pagine.
Per questa ragione invitiamo tutti i nostri lettori, prima di contattarci, a visionare il corto video che si trova nella nostra homepage o cliccando qui.
In questo articolo vogliamo analizzare la situazione numeri alla mano, forniti dalla testa giornalistica “El economista“, primo quotidiano economico spagnolo equivalente a “Il Sole 24 Ore” in Italia.
La città con la più alta tensione abitativa di Spagna al momento risulta essere Barcellona, dove ogni aspirante inquilino deve competere con ben 396 persone che stanno effettuando la medesima ricerca immobiliare.
Considerando che la media nazionale si attesta sulle 120 richieste immobiliari possiamo comprendere come a Barcellona sia tre volte più complicato trovare casa rispetto alla media nazionale, che in qualsiasi altra città.
Ma il dato a nostro avviso più eloquente è proprio la media nazionale, senza precedenti in Spagna e decisamente troppo alta in valore assoluto se si considera che un livello normale di competitor nella ricerca di un immobile in affitto dovrebbe attestarsi intorno ai 15!
Il livello di pressione della domanda immobiliare è fuori controllo per effetto di una crescita della popolazione residente dovuta all’immigrazione massiva di persone da ogni parte del mondo che vogliono vivere in Spagna.
A ciò va aggiunta la situazione dei prezzi piuttosto alti delle case in acquisto, circostanza a nostro avviso comunque meno incidente rispetto al vero fenomeno che caratterizza il mercato immobiliare spagnolo: la scarsissima offerta di case disponibili ad uso residenziale.
Se oltremodo aggiungiamo la scellerata Ley de Arrendamiento Urbano rivisitata nell’anno 2023 che ha fatto propendere molti proprietari di casa per scegliere di affittare ad uso turistico anziché residenziale le loro proprietà, il quadro è completo.
Torniamo ai numeri. Dopo Barcellona le situazioni più preoccupanti riguardano Vizcaya (172 interessati per abitazione), Álava (123), Isole Baleari (119), Madrid (111), Valencia (111) e Santa Cruz de Tenerife (104).
Nel rango delle città con la pressione abitativa più alta seguono poi Malaga (75), Siviglia (71) e Guadalajara (68); la pressione si qualifica come alta a La Coruña (60), Saragozza (52) e Lleida (50).
Le città dove si ha una pressione abitativa considerata a rischio sono poi Toledo (30), Murcia (26), Cordoba (25), Pontevedra (24), Granada (24) e Valladolid (23).
In ultimo, le zone con pressione normale sono Albacete (14), La Rioja (14), Burgos (12), Ceuta (12), Ciudad Real (12) e León (12).
Cosa si evince da una prima rapida lettura delle città con più e meno pressione abitativa in Spagna?
Le città con maggior difficoltà per trovare casa in affitto sono quelle che offrono più lavoro e/o migliore qualità di vita.
Le ultime in classifica sono invece quelle dove non vi siano particolari elementi di attrazione per nuovi immigrati, com’è giusto che sia.
Rispetto all’anno 2023 i dati parlano di una riduzione dell’offerta abitativa di quasi 80.000 unità immobiliari, una caduta che non sembra fermarsi in questo momento storico.
Laddove c’è meno offerta rispetto alla domanda, per logica economica si assiste ad un aumento dei prezzi al mq delle locazioni abitative.
Il primato delle case più care spetta ancora a Barcellona (ovviamente, verrebbe da dire) ed alle Isole Baleari, con 1.604 euro di media.
Seguono Madrid (1.502 euro), Guipúzcoa (1.429 euro), Vizcaya (1.230 euro) e Malaga (1.195 euro).
Torniamo alla nostra Costa del Sol, che risulta quindi essere numeri alla mano la sesta zona più cara di Spagna, isole comprese.
Ciò che questi studi sul territorio non dicono è che per trovare casa bisogna scendere a compromessi e soprattutto che non è più esclusivamente una questione di denaro, come accadeva fino a qualche anno fa, continuiamo a ribadirlo.
Ciò che maggiormente conta è dare una garanzia di pagamento al proprietario di casa non solamente del primo anno di affitto (ormai quasi esclusivamente pagato per intero in anticipo da tutti) ma per l’intero quinquiennio previsto dalla normativa spagnola.
Questa garanzia si può fornire basicamente in due modi: esibendo un contratto di lavoro dipendente sul territorio spagnolo al momento della ricerca immobiliare (che sia congruo rispetto all’importo del canone di affitto mensile, ovviamente) oppure disporre di un progetto imprenditoriale autonomo già in fase di realizzazione (es. gestione di un locale commerciale ecc…).
Certamente quest’ultima ipotesi non suppone una garanzia di redditività immediata per il proprietario di casa, però rafforza l’idea nel proprietario di un radicamento certo e duraturo del suo inquilino “straniero” in Costa del Sol oltreché della sua serietà, psicologicamente è un incentivo importante per fare breccia nel padrone di casa e convincerlo a fidarsi del suo futuro inquilino.
In riferimento ai compromessi per trovare casa va ricordato di non avere grandi e/o troppe pretese nel cercare la prima casa in Spagna, inoltre la logica di spostarsi più all’interno rispetto alla costa ha i suoi pro ma anche i suoi contro: sicuramente c’è un poco più di offerta ed a prezzi più contenuti, ma bisogna accettare di vivere in un contesto rurale e di “pueblo”, non certo di città comoda e servita.